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Benvenuti nella nuova e originale serie di interviste di Roberto Rossi che daranno voce agli Stati Uniti d’America “Le interviste impossibili di Roberto Rossi”!

Sono entusiasta di presentarvi un viaggio unico attraverso gli Stati Uniti d’America, dove le attrazioni più iconiche, le città e i luoghi storici prendono vita e raccontano le loro storie. In questa serie, intervisterò il Grand Canyon, la Statua della Libertà, il Golden Gate Bridge, le città più sorprendenti e molti altri luoghi unici al mondo. Dando voce a queste meraviglie attraverso interviste immaginarie che sveleranno segreti, curiosità e aneddoti affascinanti.

Inizieremo questo viaggio oggi, 1 luglio 2024, con la mitica Route 66!

Preparatevi a vivere l’America come non l’avete mai vista e sentita prima!


Ecco qui la trascrizione della prima intervista impossibile alla Route 66

Roberto: Con questa prima puntata iniziamo un viaggio attraverso alcune interviste impossibili a location e attrazioni degli Stati Uniti d’America. Iniziamo da chi ha fatto la storia di questo paese e che si appresta a raggiungere un importante traguardo.

Benvenuta Route 66, grazie di essere qui con noi collegata da Tulsa, Oklahoma.

Route 66: Ciao Roberto, grazie a te per avermi invitata, so che hai un debole per me e questo mi rende particolarmente felice di parlare con te.

Roberto: Cara Route 66. È un vero piacere poter parlare con te oggi. Sei una delle strade più iconiche al mondo. Come ti senti ad avere un ruolo così importante nella cultura americana?

Route 66: Grazie per l’invito! Essere la “Mother Road” è un onore. Ho visto generazioni di viaggiatori percorrermi, da famiglie in cerca di nuove opportunità durante la Grande Depressione a turisti moderni alla ricerca di un pezzo di storia americana. La mia esistenza è un viaggio continuo.

Roberto: La tua storia inizia nel 1926. Cosa ricordi di quel periodo?

Route 66: Ero nata dalla necessità di collegare il cuore dell’America, da Chicago a Los Angeles. All’epoca, le strade erano frammentate e difficili da percorrere. Sono stata progettata per essere una via continua, facilitando il commercio e il movimento delle persone. Ero un simbolo di progresso e speranza.

Roberto: Durante la Grande Depressione, hai giocato un ruolo cruciale. Puoi raccontarci di più?

Route 66: Certamente. Durante la Grande Depressione, molte famiglie disperate cercavano nuove opportunità a ovest. Io ero la via principale per questi migranti, fornendo un percorso verso terre promesse e un futuro migliore. John Steinbeck mi ha persino chiamata “Mother Road” nel suo libro “Furore”. Ero una linea di vita in tempi difficili.

Roberto: Negli anni ’50 e ’60, sei diventata il simbolo del viaggio on the road. Com’è stato quel periodo?

Route 66: Gli anni ’50 e ’60 furono un’era d’oro. L’America stava prosperando, e io ero il simbolo della libertà e dell’avventura. Auto colorate, motels eccentrici, diners e attrazioni stravaganti spuntavano lungo il mio percorso. Viaggiare su di me era sinonimo di scoprire l’ignoto e di godersi il viaggio tanto quanto la destinazione.

Roberto: Ma poi, con la costruzione delle autostrade interstatali, hai iniziato a perdere importanza. Come hai vissuto quel cambiamento?

Route 66: È stato difficile. Le autostrade interstatali erano più veloci e dirette, e io sono stata gradualmente sostituita e dimenticata. Molti dei miei tratti furono declassati o abbandonati, e le città lungo il mio percorso soffrirono economicamente. Tuttavia, non sono mai stata completamente dimenticata.

Roberto: Durante gli anni, hai assistito a cambiamenti significativi nel paesaggio e nelle persone che ti attraversavano. Puoi condividere qualche ricordo particolare?

Route 66: Ho visto di tutto! Dalle carovane di Okies che fuggivano dalla Dust Bowl agli hippy degli anni ’60 in cerca di libertà. Ricordo con affetto i bambini che guardavano fuori dai finestrini delle loro auto familiari, con gli occhi pieni di meraviglia. Ci sono state migliaia di storie d’amore, d’avventura e di speranza lungo le mie strade. Ogni giorno portava qualcosa di nuovo.

Roberto: Negli ultimi decenni, c’è stato un rinnovato interesse per te. Come ti senti riguardo alla tua rinascita culturale?

Route 66: È emozionante vedere quanto amore e interesse ci sia ancora per me. Il movimento di conservazione mi ha salvata dall’oblio, e oggi sono una destinazione turistica amata. I viaggiatori moderni sono affascinati dalla mia storia e dal mio carattere unico. Sono grata per ogni persona che decide di percorrermi e scoprire le mie storie.

Roberto: Quali sono i tuoi punti di riferimento più iconici che i viaggiatori non dovrebbero perdere?

Route 66: Oh, ce ne sono tanti! Il Cadillac Ranch in Texas, il Wigwam Motel in Arizona, il Santa Monica Pier in California, solo per citarne alcuni. Ma non dimentichiamo le città più piccole come Tucumcari, nel New Mexico, con i suoi storici neon, o Pontiac, in Illinois, con il suo museo dedicato a me. Ogni miglio offre qualcosa di unico, dalle piccole città pittoresche ai grandi panorami desertici.

Roberto: Con il tempo, hai ispirato molte opere d’arte, musica e letteratura. Qual è il tuo rapporto con queste forme di espressione?

Route 66: Sono orgogliosa di essere una musa per tanti artisti e scrittori. La mia essenza è catturata in canzoni come “Route 66” di Nat King Cole e in film come “Cars” della Pixar. La letteratura ha reso immortale il mio spirito pionieristico. Ogni opera che mi menziona contribuisce a mantenere viva la mia leggenda e a ispirare nuove generazioni di sognatori e viaggiatori. Anche tu con il tuo libro Route 66 il mito americano, contribuisci a rendermi immortale.

Tra l’altro so che ne stai scrivendo uno nuovo, sono davvero curiosa di leggerlo.

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Roberto: Appena finito te ne manderò una copia in anteprima, adesso parliamo delle sfide ambientali. Negli anni hai visto il cambiamento climatico e l’impatto dell’uomo sull’ambiente. Qual è la tua prospettiva su questi temi?

Route 66: Ho visto il paesaggio cambiare drasticamente. Il cambiamento climatico è una realtà tangibile, con inverni più rigidi e estati più torride. Anche l’urbanizzazione ha avuto un impatto significativo. Tuttavia, vedo anche un crescente interesse per la conservazione e la sostenibilità. Molte comunità lungo il mio percorso stanno lavorando per preservare non solo la mia storia, ma anche l’ambiente che mi circonda.

Roberto: Infine, cosa vorresti dire a chi sta pensando di fare un viaggio lungo la Route 66?

Route 66: Prendetevi il vostro tempo. Non sono solo una strada, sono un’esperienza. Ogni curva ha una storia, ogni fermata un ricordo. Viaggiare su di me significa immergersi in un pezzo di storia americana. Godetevi il viaggio, non solo la destinazione. E, per favore, rispettate il paesaggio e le comunità lungo il percorso.

Roberto: Come vedi il futuro della Route 66?

Route 66: Il mio futuro è nelle mani delle persone che mi percorrono e delle comunità che mi sostengono. Sento che c’è un forte desiderio di preservare ciò che rappresento: la libertà, l’avventura e la storia. Con il giusto equilibrio tra conservazione e innovazione, posso continuare a essere un faro di ispirazione per molti anni a venire.

Roberto: Grazie, Route 66, per aver condiviso la tua incredibile storia con noi. È stato un vero piacere.

Route 66: Il piacere è stato mio. Buon viaggio a tutti e get your kicks on Route 66! Ciao Roberto, ti aspetto…

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